Orari Cantina
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Cantina del Castello

Vi siete mai chiesti da dove il vino Amarone prende le sue origini?

È una storia molto antica, che risale ai tempi dei romani. Infatti, come per il Recioto di Soave, anche del recioto della Valpolicella si hanno testimonianze negli scritti di Plinio il vecchio, circa 2000 anni fa.

Cosa c’entra l’Amarone con tutto ciò? Ve lo spieghiamo subito.

Il nome Amarone nasce proprio per indicare qualcosa che era considerato molto “amaro” e non del tutto apprezzato. A spiegazione di tale nome attribuito al vino, oggi considerato uno dei migliori vini al mondo, c’è una storia curiosa e che non tutti ancora conoscono.

Quando nacque il Recioto della Valpolicella, vino dolce passito, le tecniche per la produzione erano ancora piuttosto arretrate e gli strumenti utilizzati non erano chiaramente precisi quanto lo sono ai giorni nostri. Le difficoltà incontrate dai produttori del tempo durante il processo di vinificazione del recioto erano di conseguenza notevoli.

Il recioto della Valpolicella è prodotto da uve Corvina, Corvinone, Molinara e Rondinella lasciate ad appassire per circa 4/5 mesi.

Dopo la pigiatura, inizia la fermentazione del mosto (molto ricco di zuccheri), che ha una durata di circa due settimane. La fermentazione è la fase di vinificazione che determina se il vino in produzione sarà Recioto, e dunque dolce passito, oppure Amarone, secco e di corpo.

Nella fermentazione i lieviti trasformano lo zucchero in alcol, anidride carbonica e calore.

Semplificando un po’, se la fermentazione viene fermata “in tempo”, si ottiene il Recioto, mentre se la fermentazione viene lasciata progredire (circa un mese contro le due/tre settimane necessarie per il Recioto), i lieviti trasformeranno tutti gli zuccheri in alcol e quindi il vino ottenuto sarà l’Amarone.

La nascita del vino Amarone si deve ad un “errore”, o meglio dimenticanza, di un enologo durante la produzione del recioto. Questo accadde all’incirca intorno al 1936 quando la fermentazione di una massa di mosto ottenuto da uve passite per la produzione di Recioto superò le tempistiche previste e trasformò tutti gli zuccheri presenti nel mostro in alcol.

Il vino che ne scaturì al primo assaggio risultò “amaro” e non della qualità attesa: l’Amarone.

Da quel momento però l’enologo decise di continuare a produrre quel vino “amaro” nonostante non fosse apprezzato particolarmente dai consumatori.

Questo era probabilmente dato dal fatto che in passato si era abituati a bevande più dolci e/o di facile beva, e quindi questo vino secco, di gran corpo e molto alcolico risultava troppo “forte” per l’epoca.

La tenacia e la determinazione di questo enologo lo portò alla produzione del vino Amarone per circa 20 anni prima che, finalmente, in una fiera ospitata a New York, qualcuno iniziasse ad apprezzare questo grande vino.

Da quel momento l’Amarone divenne un vino sempre più ricercato, ottenendo nel 2010 il riconoscimento di D.O.C.G. della Valpolicella come già prima di lui il suo “antenato” Recioto della Valpolicella.

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